MEDCAREMAGAZINE DI AGGIORNAMENTO SCIENTIFICO
05 giugno

La prevenzione primaria del tromboembolismo venoso nel paziente oncologico ambulatoriale

Il tromboembolismo venoso (TEV) è una complicanza frequente nei pazienti oncologici, per i quali rappresenta la seconda concausa di morte. La valutazione di un eventuale trattamento profilattico e di quale tipo di trattamento deve essere fatta sulla base di una serie di fattori sia individuali che patologia. In supporto, esistono modelli clinici predittivi del rischio tromboembolico che permettono di valutare uno score di rischio. Inoltre, le indicazioni dettate dalle linee guida, trattate in questo articolo, aiutano il clinico nella scelta della terapia più appropriata tra quelle attualmente disponibili. Va sempre tenuto conto che la condizione clinica e l’iter terapeutico dei pazienti oncologici possono variare in tempi relativamente brevi, richiedendo quindi un’opportuna rivalutazione qualora si presentassero modifiche sostanziali della terapia oncologica e/o del profilo di rischio trombotico ed emorragico

Accedi

Per continuare la lettura è necessario essere registrati. Se hai già un account Xgate inserisci le tue credenziali, se sei un nuovo utente clicca su "Nuovo utente" e segui le istruzioni.

Articoli di possibile interesse

10 ottobre

Sclerosi multipla e aderenza al trattamento

Includere le preferenze e le aspettative dei pazienti in un processo decisionale condiviso può migliorare la soddisfazione, l'aderenza e la persistenza del trattamento, contribuendo all’efficacia complessiva del trattamento

01 ottobre

Valutazione del pathway PTX3/NF-kB/TLR4 nel fluido follicolare per predire il successo di impianto della blastocisti: uno studio pilota

La riproduzione umana è un processo complesso in cui l’impianto dell’embrione rappresenta una delle fasi più critiche. L’insuccesso dell’impianto, soprattutto ricorrente, interessa circa il 10% delle coppie che si sottopongono a fecondazione assistit...

02 settembre

Età e fertilità: una variabile decisiva per la coppia

L’età materna avanzata riduce la fertilità compromettendo la qualità ovocitaria e aumentando il rischio di aneuploidie. Fattori chiave includono disfunzioni mitocondriali, accorciamento dei telomeri e alterazioni della coesione cromatidica. Comprende...

L’età e la fertilità: un fattore critico

In Italia, secondo dati dell’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT), l’età media al primo parto per le donne supera i 31 anni, mentre per gli uomini si avvicina ai 35. Questa tendenza è legata a fattori economici, culturali, sociali e lavorativi, p...